In questi mesi i numeri della Cassa integrazione non hanno mai destato lo stesso allarme che ci procurano le notizie sulla guerra, sulla crisi energetica, sulla prolungata siccità. Tranne l’eccezione di maggio (dovuta probabilmente al cumulo di decretazioni che interessano però un periodo più prolungato che va ben oltre il mese) la provincia di Bergamo si è molto allontanata dagli eccezionali volumi di Cassa integrazione dei due anni di pandemia.
Se si guarda, però, la serie cumulata dei primi tre trimestri (gennaio/settembre) si vede come il totale del 2022 (6.641.504 ore) sia molto al di sopra dell’analogo periodo 2019, cioè il periodo pre-Covid. Il ritorno alla normalità pare quindi, per ora, ancora lontano.
Anzi, proprio il 1.487.266 di ore autorizzate a settembre (+242% rispetto ad agosto) segna una netta distanza dal ritorno alla normalità. Il numero così elevato di ore autorizzate potrebbe rappresentare una prima conseguenza delle difficoltà generate dalla situazione internazionale. Ma probabilmente non è così perché i settori manifatturieri più energivori e trainanti dell’economia bergamasca (meccanica e metallurgia) non hanno fatto massiccio ricorso alla cassa integrazione, e neppure i settori più legati al mercato interno come edilizia e commercio:
Rispetto alle linee di tendenza nazionali, anche a Bergamo è la Cassa straordinaria ad essere la tipologia che ha avuto il maggiore incremento:
• Bergamo 871.440 ore autorizzate, +494% rispetto ad agosto
• Italia +65,3%
Cassa ordinaria:
• Bergamo 615.606 ore autorizzate, +10,9%
• Italia +41%.
Le ore effettivamente utilizzate (il “tiraggio”) continuano ad essere, a livello nazionale, sempre basse: il 28,99% per la CIGO e il 17,12% per la CIGS.