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Riorganizzazione delle Camere di Commercio. Non aspettiamo che siano gli altri a imporla

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Improbabile che commercianti, artigiani, negozianti, albergatori, agricoltori, industriali e tutti coloro i quali traggono benefici dall'operato delle locali Camere di Commercio Piemontesi abbiano deciso di eliminarne volontariamente cinque su otto, per il piacere di farsi del male. Ci deve pur essere un motivo serio che li ha spinti a farlo: e vorremmo conoscerlo.
Allo stesso tempo sarebbe difficile dare torto a coloro che dubitano delle capacità umane per quanto riguarda l'onniscienza, anche soltanto delle diverse esigenze. Ne è un esempio il distacco tra Istituzioni e Cittadini; i tempi di reazione delle prime di fronte a imprevisti; la difficoltà di colloquiare con un referente che conosca le necessità del territorio locale (vedasi ad esempio i vari punti di comando delle ferrovie, siano nazionali siano regionali); ecc...
Ciò premesso preoccupa l'accentrarsi dei poteri decisionali nelle mani di pochi "eletti". C'è il rischio di un lento, inesorabile, logoramento della partecipazione e, conseguentemente, della democrazia. E non soltanto per le Camere di Commercio.
È altrettanto vero che molti costi, specie quelli sostenuti per fare ognuno le stesse cose che fanno gli altri, sono da eliminare. Da qui l'esigenza di ottimizzare le risorse e la necessità di individuare, anche in Lombardia, chi fa bene cosa; per fare in modo che l'esperienza e la professionalità siano messe a disposizione di quel sistema camerale dal quale i fruitori di cui all'inizio traggono benefici.
Altro punto criticabile consiste nel taglio drastico dei contributi camerali: soldi che sono utilizzati per fare solidarietà tra i grandi contribuenti e coloro che svolgono attività magari dalle dimensioni ridotte, ma sicuramente di grande utilità per la coesione del tessuto sociale. Quelli cioè che tengono aperti i negozi di vicinato, quelli che si dedicano a piccole produzioni, magari di prestigio, e che non potrebbero mai, con le sole risorse proprie, nemmeno affacciarsi sui mercati internazionali, e tanti Altri.
Dato che ho l'occasione di condividere l'azione della Camera di Commercio di Bergamo e di apprezzare l'attenzione dell'Ente alla componente che di diritto partecipa ai lavori del Consiglio anche se non versa i contributi camerali, come spesso viene ricordato, per fronteggiare l'inevitabile incombente riduzione delle risorse auspico che da Bergamo si solleciti UnionCamere Lombardia perché formuli una proposta di riorganizzazione regionale basata più sull'accentramento di alcune funzioni che sulla riduzione dei Consigli Camerali locali. Accompagnata dall'altrettanto doverosa, a mio parere, riduzione del numero dei componenti i diversi Consigli.

Umberto Dolci
Rappresentante dei Consumatori
nel Consiglio della Camera di Commercio di Bergamo

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

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