Da sabato prossimo (4 gennaio) i commercianti di calzature e abbigliamento cercheranno di smaltire i resti della merce invernale rimasta sugli scaffali assieme a quella presumibilmente acquistata appositamente per essere rivenduta sotto forma di "saldi".
Di questo logoro rito per cui si "tagliano" i prezzi di beni dei quali nessuno conosce il reale valore commerciale (consuetudine contrabbandata come fosse un'iniziativa a tutela dei Consumatori), Federconsumatori da anni sostiene, con scarsi successi, la necessità di rivedere completamente il perverso meccanismo dei saldi programmati in atto.
Noi riteniamo si debba liberalizzare la possibilità di vendere in qualsiasi momento dell'anno merci a prezzi di liquidazione, senza dovere attendere gennaio e/o luglio.
Allo stesso tempo sosteniamo che il sistema del commercio andrebbe rivisto a fondo per dare modo ai Consumatori di comprare quello di cui hanno bisogno quando ne hanno bisogno, a prezzi equi e non sovraccaricati di percentuali che portano ad un aggravio di costi finali più che decuplicati rispetto al prezzo alla produzione.
Non è che, con la motivazione della crisi in atto, si debba spronare la Gente a spendere in maniera acritica solo perché la macchina economica deve ripartire. Anzi, proprio perché siamo ancora in piena crisi, a maggior ragione occorre essere oculati nello spendere le poche risorse a disposizione.
Federconsumatori consiglia di non farsi abbagliare dagli sconti "favolosi", ma fare attenzione ai prezzi reali e comprare quello di cui si ha bisogno.
Non ha senso pagare 100 un bene dal valore di 70 solo perché "offerto", in occasione dei saldi, a 200 sconto 50%.
Continua il rito dei saldi programmati. In periodo di crisi occorre sempre molta attenzione prima di spendere, specie se a debito
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