Nel Consorzio di Bonifica della Media pianura Bergamasca c’è qualcosa che non funziona se Presidente e Direttore emettono comunicati e rilasciano interviste dove implicitamente si autodefiniscono portatori di grande senso di responsabilità; sostengono di avere sottratto una preziosa risorsa alle legittime aspettative di utilizzo da parte di agricoltori e produttori di energia elettrica e, con il comunicato del 30 agosto, si accusa la Regione di non avere il medesimo senso di responsabilità in quanto nel precedente periodo di scarsità d’acqua ha negato di concedere la deroga al rilascio del deflusso minimo vitale.
Che il rilascio del deflusso minimo vitale non sia tra le decisioni più amate dalla maggioranza del CDA del Consorzio a trazione agricola è cosa nota: da qui a considerare l’acqua del Serio “cosa propria” di cui potere disporre con completa discrezionalità è però eccessivo.
Bene ha fatto l’Assessore Terzi a ricordare Loro che se hanno deciso di aumentare il rilascio, hanno agito secondo quelle che sono le loro competenze in quanto il Consorzio non esiste solo per riscuotere le tasse, ma per la gestione delle acque.
Discorso a parte merita l’ossessivo richiamo alla “necessità” di realizzare le vasche di Albino per risolvere i problemi del Serio. Senza specificare che si tratterebbe di un’opera abbastanza invasiva e poco risolutiva.
Per farsi un’idea di cosa le vasche potrebbero “risolvere” a favore del Serio basterebbe confrontare alcuni numeri: da progetto le due vasche di Albino dovrebbero avere un volume d’invaso all’incirca sui 180.000 metri cubi. Da notizie di stampa il maggiore rilascio “concesso” dal Consorzio in 24 ore avrebbe immesso nel fiume 100.000 metri cubi d’acqua.
Il costo preventivato per la sola realizzazione delle vasche è di oltre 50 milioni di euro. Soldi che potrebbero/dovrebbero essere utilizzati meglio per la tutela del territorio. Valle d’Astino insegna.
Per quale oscuro motivo il consorzio di bonifica si dovrebbe lodare per avere fatto il proprio dovere?
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