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Buoni fruttiferi postali| Risparmio tradito, non soltanto banche: per migliaia di risparmiatori c'è un problema anche con Poste Italiane

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Federconsumatori Bergamo denuncia il comportamento gravemente scorretto tenuto da Poste Italiane nel procedimento instaurato avanti le SS.UU. della Suprema Corte.
La premessa è che il procedimento è stato incardinato da Poste Italiane con ricorso in data 14.1.2015 per la cassazione della sentenza alla stessa sfavorevole emessa dalla Corte di Appello di Catanzaro il 14.12.2013, nr. 1763/2013 relativa ai rendimenti previsti per i buoni postali fruttiferi trentennali, serie O.
La decisione aveva accolto la tesi dei risparmiatori, riconoscendo loro il diritto a vedersi corrisposti i rendimenti originariamente previsti sul retro del titolo e indicati al risparmiatore al momento della sottoscrizione, rigettando la tesi di Poste Italiane circa l’automatica conversione in titoli della serie Q (istituita con il D.M. Gava-Goria nel giugno 1986) dei buoni appartenenti alle precedenti serie [O e P].
Il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, con conclusioni depositate il 2.5.2018, ha chiesto il rigetto del ricorso di Poste Italiane sottolineando la necessità di estendere anche al caso di specie i principi di tutela del risparmiatore già elaborati dalla Suprema Corte a SS.UU. con decisione n. 13979/2007, evidenziando come la modifica dei rendimenti non possa ritenersi automatica ma debba necessariamente essere comunicata al titolare del buono.
La prima sezione della Suprema Corte, incaricata di decidere sul ricorso promosso da Poste Italiane, con ordinanza 31.8.2018 ha qualificato la procedura sottoposta come questione “di massima di particolare importanza” rilevando la necessità assoluta di una pronuncia definitiva sul punto, recitando testualmente “è da aggiungere, ora, la previsione di una massiccia presentazione di ricorsi in proposito, stante la diffusione che nel tempo ha avuto l’investimento dei risparmiatori nei buoni postali fruttiferi, nonché la tendenziale serialità delle problematiche che le diverse serie di emissione degli stessi vengono a presentare”.
Si precisa che il risparmio postale rappresenta l’8% della ricchezza mobiliare degli italiani: infatti il capitale complessivamente investito in tali titoli ammonta a 214 miliardi di euro! (fonte: relazione semestrale 2017 di Poste Italiane).
Il primo Presidente della prima sezione della Suprema Corte accogliendo, i rilievi del collegio, rimetteva la questione alle sezioni unite che fissavano udienza pubblica per la discussione del ricorso promosso da Poste Italiane per il 12 febbraio 2019.
A questo punto, in maniera del tutto sorprendente, Poste Italiane prendeva contatti con il difensore dei controricorrenti rappresentando la propria intenzione di rinunciare al ricorso e verificando la disponibilità dei risparmiatori ad accettare la rinuncia al solo fine di evitare la decisione delle SS.UU. sul merito, evidentemente temendo una decisione sfavorevole per la stessa società!
È qui che entra in gioco l’associazione Federconsumatori nazionale, nella persona del suo Presidente Emilio Viafora che, assistito dall’avv. Guido Vicentini di Bergamo, a tutela dei risparmiatori che da decenni sono in attesa di una pronuncia della Cassazione - basti pensare che il procedimento avanti la Suprema Corte è pendente da sedici anni - ha depositato il 4.2.2019 istanza al Procuratore Generale affinché lo stesso, anche nell’ipotesi di rinuncia al ricorso da parte di Poste Italiane, richieda alla Suprema Corte la pronuncia del principio di diritto applicabile nel caso di esame.
Dopo aver depositato memoria difensiva in data 31.1.2019, Poste Italiane venerdì 8 febbraio 2019, tre giorni prima della data della pubblica udienza, ha notificato al difensore dei risparmiatori atto di rinuncia al ricorso, così confermando la volontà di evitare la pronuncia con tutta probabilità prevedendo un esito infausto.
Il comportamento di Poste Italiane risulta essere gravemente lesivo dei diritti di quei milioni di risparmiatori in possesso dei buoni postali fruttiferi serie O e P che, oltre a vedersi attualmente corrisposti a titolo di rimborso degli stessi (dopo un investimento durato trenta anni) importi inferiori di oltre il 50% a quelli originariamente previsti, verrebbero per l’ennesima volta sbeffeggiati e privati della possibilità di ottenere una pronuncia chiarificatrice della loro posizione.

Via Garibaldi, 3 - 24122 Bergamo (BG)

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