Dopo tre mesi di silenzio totale, l’INPS ha finalmente pubblicato i dati della Cassa Integrazione autorizzata a livello nazionale e per ogni provincia. Il dato di dicembre è senz’altro il più importante perché consente un confronto annuale con gli anni precedenti.
Un confronto assai poco rassicurante perché gli oltre 15 milioni di ore autorizzate a Bergamo nel 2024 sono quasi il quadruplo dei 3,9 milioni di ore autorizzate nel 2019, cioè prima della pandemia COVID, un rapporto di gran lunga maggiore rispetto al 184% che si registra a livello nazionale. Una differenza dovuta alla marcata presenza delle attività industriali nella nostra provincia.
Il ritorno alla “normalità” non è quindi ancora raggiunto, anzi il 2024 ha visto una brusca crescita (+44%) rispetto al 2023. A parziale consolazione si può rilevare che l’effettivo utilizzo delle ore autorizzate (il “tiraggio”) a fine 2019 era in media il 37% mentre a fine 2024 è il 24%.
La serie dei dati conferma anche come l’accesso alle varie tipologie di cassa (ordinaria, straordinaria e deroga) sia condizionato dalle norme che regolano la materia: la dimostrazione più evidente è il picco della CIGO durante la pandemia dovuto alla specifica causale cassa-ordinaria-covid.
L’andamento della cassa bergamasca nell’ultimo trimestre è fortemente marcato dal picco di ottobre (2.271.782 ore autorizzate), un valore così elevato non si vedeva dal 2021; hanno contribuito al raggiungimento del picco il settore metalmeccanico (1.370.134 ore, di cui 626.798 di casa ordinaria e 743.336 di straordinaria), il metallurgico (221.488 ore), il settore chimico (327.682 ore) e i tessili (129.414 ore). Con un valore meno elevato ha contribuito anche l’edilizia (50.584 ore) che è ulteriormente peggiorata a novembre (108.868 ore): una evidente conseguenza della riduzione dei “bonus”.
La diminuzione di dicembre (-17%) potrebbe lasciare qualche speranza per i prossimi mesi, ma se il contesto internazionale e i preannunciati aumenti dei dazi di voluti dalla nuova presidenza americana non cambiano è probabile che le difficoltà non calino, anzi, le conseguenze negative rischiano di estendersi al settore della produzione agroalimentare.